Intervista a Tiziana Montalbano, Head of Content & Communication di Parole O_Stili

Dal 2016 responsabilizzare ed educare gli utenti nella rete è l'obiettivo principale di Parole O_Stili, associazione autrice del "Manifesto della comunicazione non ostile".

Un dialogo insieme a Tiziana Montalbano su stereotipi di genere, linguaggio inclusivo, opportunità del digitale e progetti innovativi tra Pubblica Amministrazione e aziende.

Quanto è difficile oggi, in un’era in cui i canali digitali sono raddoppiati, perseguire quest'obiettivo? Notate un cambiamento nell’utilizzo della rete rispetto al 2016?
Dal 2016 sembra esser passata un’era geologica. Il contesto digitale è fortemente cambiato. I social media come Instagram e Facebook erano utilizzati in modo diverso, su Instagram ad esempio non c’erano ancora le stories, TikTok non esisteva e Twitter era usato moltissimo. 
È cambiata la fruizione dei canali, oggi i contenuti sono prodotti con maggiore velocità. Ciò ha modificato il nostro modo di interagire, e la rapidità non va di pari passo con la cura del linguaggio.
Inoltre vengono richiesti input sempre più rapidi e questo per noi è un ostacolo che compromette l’obiettivo di avere relazioni digitali sempre più sostenibili.

Come valutate dal vostro punto di vista il tema del digital gender gap? Quali possono essere le soluzioni per contrastarlo?
Con Parole O_Stili quello che proviamo a fare è abbattere e decostruire stereotipi di genere attraverso il linguaggio. Il nostro scopo è quello di diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura. Quando parliamo di digital gender gap questo è per noi alla base. Permangono ancora stereotipi legati al maschile associato alle professioni nerd e il femminile connesso alla cura del corpo e della bellezza.
Qualche settimana fa siamo statə ospitatə dal Senato per parlare di stereotipi nelle professioni STEM, abbiamo raccolto la testimonianza di un CEO di un’importante azienda di Information Technology, l’Amministratore Delegato ha ribadito come sia sempre più difficile trovare donne sviluppatrici. Alla base di questa criticità c’è proprio una errata cultura diffusa fondata da stereotipi che noi, con la nostra associazione, cerchiamo di decostruire partendo proprio dai ragazzi e ragazze anche attraverso percorsi nelle scuole. Insieme a Gillette, ad esempio, stiamo lavorando sullo stereotipo legato al calcio femminile.

Il primo punto del vostro Manifesto “Virtuale è reale” pone l’attenzione sul fenomeno della violenza online. Secondo il tuo punto di vista come possiamo contrastare l’odio in rete in ottica di genere?
È una bella domanda che porta l’attenzione su numerosi temi connessi al tema della violenza di genere. La rete è fatta di persone, il nostro comportamento online riflette il nostro comportamento offline. La riduzione della violenza di genere si costruisce lavorando sulla parità salariale e la parità di diritti che al momento è ancora lontana. 
Parole_Ostili prova ad attivare microcambiamenti attivando discussioni che iniziano dal linguaggio e possono arrivare oltre.

Lavorate anche con la Pubblica Amministrazione attivando percorsi utili al miglioramento del linguaggio in ottica inclusiva. In che modo sono strutturati?
Oggi oltre 400 Amministrazioni hanno sottoscritto il nostro manifesto, un impegno di stile che dimostra come l’Amministrazione voglia sempre più essere vicina ai suoi cittadini. 
Un’efficace comunicazione amministrativa è utile a rafforzare la connessione fra cittadini e PA, per questo motivo bisogna adottare un linguaggio inclusivo con l’obiettivo di arrivare a più persone possibili, limitando la distanza fra cittadini e istituzioni. Il “burocratese” è una barriera che deve essere abbattuta. 
Noi ci affidiamo alla singola sensibilità di ciascuna amministrazione, possiamo affermare che su questo fronte sono stati fatti importanti passi avanti.

Il vostro manifesto è pensato anche per le aziende. Qual è il contributo che offrite? Come lavorate sul fronte Diversity e Inclusion? Rispetto agli anni precedenti ritieni/ritenete  che ci siano miglioramenti nelle aziende?
Abbiamo lavorato con tantissime aziende. Attiviamo con loro appuntamenti di formazione e workshop in cui affrontiamo il tema del linguaggio. Come lo facciamo? Attraverso giochi di ruolo che puntano sull’empatia e progetti di comunicazione che portano il tema di Diversity & Inclusion al di fuori delle mura aziendali. Vorrei citare un progetto intrapreso con Sky: con loro abbiamo creato un vocabolario delle parole inclusive, un dizionario consultabile online in cui i collaboratori e collaboratrici chiariscono i loro dubbi.
Questo è un esempio in cui Parole_Ostili attiva uno strumento di cambiamento per la quotidianità con la consapevolezza che non è facile adottare e scegliere nuovi stili linguistici. Quello che facciamo è attivare un dialogo all’interno di un lungo processo di inclusione, noi ci impegnamo affinchè i nostri obiettivi siano condivisi ampiamente.

Siete presenti anche nelle scuole. Secondo il tuo punto di vista qual è l’approccio dei giovani ragazzi e ragazze nei confronti del digitale? Quali possono essere le soluzioni per abbattere la violenza di genere online e quali sono le opportunità che offre il digitale?
Le attività che facciamo sono tante, il loro approccio ha un punto di vantaggio rispetto agli adulti, il primo principio “virtuale è reale” lo hanno fatto loro in modo naturale. Le nuove generazioni non fanno molta differenza tra online e offline. Il digitale è uno strumento molto forte perché ha un potenziale divulgativo. Insegnanti e genitori dovrebbero dialogare con i ragazzə per far capire loro l’importanza della vita digitale e chiedere loro cosa scoprono ogni giorno nel mondo digitale e come lo vivono quotidianamente.

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