Educare la community digitale alla parità di genere è il primo obiettivo di Nacon Italia, testimone autorevole del fenomeno del gender gap nel settore gaming. Insieme a Silvia abbiamo scoperto come i progetti firmati Nacon si intrecciano fra loro e qual è il loro contributo positivo.
Partiamo dallo scenario. Il settore gaming soffre di divario di genere, sono pochissime ad oggi le donne che occupano questo settore. Ci daresti qualche numero?
Tutt'ora in Italia il gender gap rappresenta un grave problema che sussiste in molti settori e fra questi c'è proprio il gaming. Da sempre, come succede con il calcio, è stato associato al mondo maschile. Facciamo ancora molto fatica a distanziarci dall'immaginario sociologico secondo cui la "femminuccia gioca con le bambole e il maschietto ai videogiochi".
Sicuramente di passi avanti ne abbiamo fatti tanti: oggi vantiamo un panorama di videogiocatrici qualitativamente alto, basti pensare a tutte le content creator italiane che videogiocano. Però i dati ci restituiscono una fotografia che, per il nostro tempo, non può e non deve appartenerci. Nel 2023 il rapporto di IIDEA - Italian Interactive Digital Entertainment Association - ci mostra che, su 13 milioni di videogiocatori in Italia, solo il 38% sono donne, quindi 4,9 milioni subendo inoltre un calo del 15% rispetto al 2022. Questi numeri vanno contestualizzati in rapporto a uno scenario post-pandemico che ha visto il settore gaming in netta difficoltà rispetto agli anni del pre e durante pandemia.
Considerato il contesto, quali sono i passi secondo te utili per contrastare questo divario?
Sicuramente l’informazione e il contenuto positivo giocano un ruolo essenziale per velocizzare il processo del gender gap che ad oggi è ancora troppo lento. Cercare di educare le community, attraverso i contenuti potrebbe essere, a mio avviso, la giusta via per abbattere gli stereotipi di genere: la vera causa di questo fenomeno.
È da questa consapevolezza che nasce D-Sport project? Ti va di raccontarcelo?
L’idea di D-Sport project, ancora in fase embrionale, nasce dall’esigenza di voler contribuire attivamente per colmare questo divario.
Con l'intenzione di educare i nostri utenti alla parità di genere abbiamo scelto di iniziare coinvolgendo creator e professioniste. L'obiettivo finale è quello di creare la prima squadra e-sport ufficiale di Nacon Italia, anche se riteniamo essere un risultato estremamente complesso e ambizioso, noi siamo molto positivi!
Nell’ambito di questo progetto è nata anche un’Academy completamente digitale. Qual è il suo principale obiettivo? Quali sono o saranno le figure coinvolte?
La Nacon Academy e la Nacon Crew nascono prima del progetto D-Sport. È proprio dalla creazione della nostra community che ci siamo resə conto della mancanza di videogiocatrici, da quel momento abbiamo preso consapevolezza del gender gap, avvalorata e rafforzata da un’attenta analisi dei dati. Stiamo cercando quindi di lavorare partendo dal basso creando un sistema di fidelizzazione della Nacon Crew con un duplice obiettivo: far conoscere il brand e i suoi valori e, parallelamente, conoscere meglio il nostro pubblico. Tra l’altro, abbiamo inserito nel piano editoriale la linea D-Game, orientata proprio sul gaming al femminile. Crediamo che il racconto delle esperienze e il contenuto positivo, siano un ottimo punto di partenza per normalizzare questa tematica.
Il progetto prevede inoltre una collaborazione con influencer e brand ambassador. Come coinvolgerete questə professionistə?
Abbiamo iniziato a coinvolgerle già dalla prima stesura di alcuni contenuti. Speriamo che, un giorno, possano diventare un vero punto di riferimento per la nostra futura squadra e-sport e per tutte quelle videogiocatrici che si sono sentite inadeguate, anche solo per un attimo, nel nostro settore.
Come si posiziona Nacon sulle tematiche D&I?
Sembrerà paradossale ma, quello che cerchiamo di fare è proprio di non posizionarci. Mi spiego meglio: non vediamo la diversità perchè consideriamo tuttə i professionistə senza distinzioni, lavoriamo insieme ad un'inclusività pura e naturale. Siamo molto focalizzati sul contenuto più che sul contenitore.