Intervista ad Arianna Ligi, Ecommerce & Project Manager di Ecommerce School

Digital divide e gender gap i temi indagati insieme a una delle organizzatrice di Ecommerce Women, un momento di confronto dedicato alle donne del settore.

Con oltre vent’anni di esperienza Ecommerce School è la prima scuola di formazione e-commerce per manager, imprenditori e imprenditrici in Italia. Fra le tante cose Ideatori e ideatrici di Ecommerce Women, un evento nazionale dove “digitale” e “femminile”, attraverso un dibattito collettivo, hanno preso forma in un momento di scambio, confronto e incontro dedicato alle donne nel settore e-commerce. 

Abbiamo chiesto ad Arianna Ligi come giovani generazioni, talento, digital divide e gender gap convivono in Ecommerce Women e Ecommerce School.

Si è da poco concluso Ecommerce Women, il primo incontro nazionale delle professioniste dell’Ecommerce. Com'è nata l’idea di organizzare un evento completamente dedicato alle imprenditrici? 
L’idea è nata in una data significativa, l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, dalla volontà di andare oltre il trionfo di retorica tipico di quella ricorrenza e di affermare che in questa società abbiamo bisogno di più role model e meno stereotipi. Abbiamo allora deciso di fare qualcosa di più concreto di un post di solidarietà di genere per assecondare il trend topic del giorno. Di raccogliere storie di professioniste che potessero ispirare altre professioniste, farle sentire meno sole nella lotta quotidiana contro pregiudizi e forme di discriminazione più o meno velate.

Ritenete che un evento come Ecommerce Women possa dare un contributo significativo al digital gender divide?
È quello che auspichiamo; poter contribuire a ridurre prima del previsto la distanza di genere, che stima a 169 anni il tempo necessario per abbattere il gender gap. La nostra speranza è che le storie di manager e imprenditrici che sono salite sul palco di Ecommerce Women per raccontare i loro successi - ma anche e soprattutto insuccessi, fallimenti e fragilità - abbiano ispirato le donne e gli uomini intervenuti (ancora troppo pochi!) nel diventare loro stessi testimoni di un mondo del lavoro più inclusivo ed equo.

Ecommerce Women può essere un esempio per le giovani generazioni che sognano di lavorare nel digitale? 
Anche questo lo speriamo fortemente. Le professioniste dell’ecommerce che abbiamo invitato a Bologna stanno contribuendo a diffondere un modello aziendale più etico e sostenibile, a promuovere l’uguaglianza di genere e le politiche sociali, a far circolare le idee, grazie alla loro capacità di fare networking. Oggi siamo di fronte a tantissimi progetti innovativi che stanno rivoluzionando il modo di fare ecommerce, e che premiano la capacità di guardare oltre, di sperimentare, di superare stereotipi e tabù.

Ci ha colpito molto questo vostro posizionamento: l’ecommerce è  l’ecosistema ideale per far emergere il talento. Come?
L’ecommerce è, per definizione, democratico, perché dietro a un sito che vende online poco importa se sei donna o uomo. Vince il merito. Se meriti, i risultati li ottieni, sennò no. È un ambiente in cui i dati, gli obiettivi, i risultati sono i veri protagonisti, senza alcuna forma di discriminazione basata sul genere, sull’aspetto fisico o su altre caratteristiche della persona. E allora perché così spesso le aule formative sono piene di uomini e le figure imprenditoriali sono uomini? Abbiamo sentito di dover dimostrare che non era giusto!

Come la dimensione di genere impatta sul mondo dell'ecommerce  rispetto alle sue professionalità? Potete condividere qualche insight e  riflessione in merito?
Più che solo di ecommerce, parlerei in generale del peso del genere sulle carriere femminili. In Europa la presenza di donne nei CdA è ferma al 35% e meno di un’azienda su 10 (il 7%) è guidata da donne CEO. In Italia, poi, questa percentuale si abbassa al 3% (fonte: European Women on Board). Secondo Unioncamere, le imprese femminili rappresentano il 22% dell’imprenditoria italiana, a fronte del 32% europeo. C’è ancora tanto da fare, ma le storie che abbiamo ascoltato fanno ben sperare sulla possibilità che questi numeri si moltiplichino.

Quali sono stati i casi esemplari nella vostra ventennale esperienza con Ecommerce Women?
Non un caso in particolare, ma una vera e propria filosofia. Ecommerce School è un esempio tangibile del riconoscimento del valore che le professioniste possono apportare all’ecommerce. Il nostro è un team ricco di valide Specialist e Manager con tante competenze e background diversi che, ogni giorno, fanno squadra verso gli stessi obiettivi. E questo dà più valore a ogni singolo progetto che portiamo avanti nella formazione e nella consulenza per manager e imprenditori del settore.

Un esempio di donna imprenditrice che ha lasciato il segno nella vostra scuola?
Tutte le donne di Ecommerce School, più che imprenditrici, più in generale professioniste che, ognuna con la sua “zona di genio”, ha messo l’anima nell’organizzazione di Ecommerce Women.

Un esempio di progetto digitale, realizzato grazie a Ecommerce School, che favorisce l’inclusione di genere?
L'esempio e il progetto più inclusivo in assoluto che io possa citare, senza retorica, è Ecommerce Women. L’aver creduto e investito in un evento completamente gratuito e interamente dedicato alle professioniste dell’ecommerce, in cui dare libera espressione al racconto delle loro storie, del loro vissuto, degli ostacoli e delle sconfitte che hanno contraddistinto il loro percorso.

Per rivivere il valore di questo evento visitate la pagina Instagram di Ecommerce Women o la pagina LinkedIn Ecommerce School.

Digitale: femminile singolare

ParitĂ  di genere e digitale. Storie a confronto tra sfide e opportunitĂ 

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