Intervista a Claudia Bruno, redattrice editoriale di inGenere

Cosa ha spinto un gruppo di econimiste a fondare una rivista online? Parte da qui il dialogo insieme a Claudia Bruno, redattrice editoriale di inGenere, un contenitore di approfondimenti, ricerche e analisi sul tema di genere. 

 

La prima rivista online che propone ai propri lettori e lettrici contenuti innovativi dedicati a temi socio-economici con una prospettiva di genere. Dal 2009 la vera sfida è quella di cogliere nuovi stimoli che sappiano raccontare il presente.

inGenere è una rivista online di informazione e approfondimento che propone questioni economiche e sociali, analizzate in una prospettiva di genere. Come è nata l’idea?
L’idea è nata da un gruppo di economiste attive in Italia e all’estero con un desiderio comune: fondare una rivista per condividere teorie e analisi che avessero al centro una prospettiva femminista. Favorendo così una circolazione di saperi articolati intorno a fonti autorevoli, dentro e fuori dell’accademia, con una forte vocazione divulgativa.

Nel 2009, anno in cui è stata fondata inGenere, perché la scelta di affrontare questioni economiche e sociali in ottica di genere?
In quell'anno l’Italia era stata completamente investita dagli effetti della crisi finanziaria globale e questo ha sicuramente reso più visibile e più urgente il fatto che argomenti come i soldi, il lavoro, il potere, le disuguaglianze di classe, sono (o dovrebbero essere) al centro del dibattito femminista. In questo diciamo che inGenere si è distinta, in Italia tra le prime riviste ad adottare quello che oggi viene definito uno sguardo intersezionale. Le questioni economiche e sociali sono anche quelle che da anni caratterizzano la ricerca della Fondazione Brodolini, editrice della rivista, che ha fornito negli anni il background di dati e visioni attorno a cui si è articolata poi la sua linea editoriale.

Quali sono le sfide principali che affronta la rivista nel perseguire il suo principale obiettivo?
Restare al passo con i tempi. L’editoria digitale è un settore frenetico, in costante mutamento e richiede un aggiornamento continuo non solo di competenze ma anche di sensibilità e di linguaggi. È quello che abbiamo provato a fare ridisegnando il sito web della rivista nel 2023, e prestando sempre più attenzione a canali come Instagram.
Ma anche, a livello di contenuti, offrendo analisi e visioni su questioni che negli ultimi anni hanno intercettato a livello quasi epidermico lo spirito del tempo: la pandemia e l’Intelligenza Artificiale, per fare due esempi.

"Prossima” è uno spin-off di inGenere dedicato alle donne e all’innovazione che nasce dall’esperienza della Fondazione Giacomo Brodolini come think-tank per le politiche di innovazione, come ente di ricerca sul mercato del lavoro e come consulente della Commissione europea sulle tematiche di genere.
Come si incontrano all’interno di “Prossima” innovazione e questioni di genere?

Si incontrano nella parola "digitale". Una dimensione che ormai caratterizza a pieno titolo non solo il mercato del lavoro ma la struttura stessa di passioni e sentimenti. I dati ci dicono che le donne a livello globale sono più indietro a livello di alfabetizzazione tecnologica e allo stesso tempo sono più soggette alle declinazioni della violenza che le nuove tecnologie hanno reso possibili, inclusi gli stereotipi che alimentano le attuali Intelligenze Artificiali. Questo comporta un incremento esponenziale delle disuguaglianze e condiziona il modo in cui il nosto stesso modo di pensare si forma. E invece, sappiamo dalle teoriche femministe che ne hanno scritto, che le tecnologie possono essere per le donne uno strumento di autodeterminazione.
Ecco, Prossima nasce un po’ con questo spirito.

Quanto il digitale può aiutare a diffondere queste specifiche tematiche?
Nella vostra esperienza, avete avuto riscontri positivi?

Sicuramente l’ambiente digitale è il più adatto a nutrire il dibattito sul ruolo delle donne nel mondo delle tecnologie. In quasi un anno di attività del progetto editoriale siamo riuscite a raccontare storie, mappare opportunità e intervistare innovatrici che hanno guidato ricerche significative o inventato applicazioni utili, in Italia e all’estero. Abbiamo poi diffuso guide, buone pratiche e un glossario digitale per ripartire proprio dal linguaggio. Posso dire che lungo tutto il percorso l'entusiamo non è mai mancato.

In che modo coinvolgete attivamente lettori e lettrici?
Sappiamo dalle statistiche che a leggerci sono soprattutto ragazze tra i 25 e i 35 anni, spesso si tratta di studentesse alle prese con tesi di laurea su questioni di genere, di giovani femministe attive dentro associazioni e movimenti, ricercatrici interessate ai temi che trattiamo. Quello che cerchiamo di fare è di rendere più digeribili e "pop", se posso permettermi di usare questa parola, contenuti in realtà complessi e articolati che in ambito esclusivamente accademico richiedono un alto livello di astrazione. E cerchiamo di farlo attraverso una molteplicità di linguaggi: dagli approfondimenti scritti, ai video, ai podcast, ai social, alle immagini che scegliamo per accompagnare i testi.

Com’è composta la vostra redazione? All’interno ci sono anche contributors uomini? Il punto di vista maschile pensate possa arricchire i vostri contenuti?
La redazione è composta da un nucleo operativo di professioniste che quotidianamente si occupano della cura editoriale dei contenuti della rivista sul sito e social network e di una fitta rete di firme esterne, il più delle volte esperte e ricercatrici ma anche comunicatrici e attiviste. Siamo sempre aperte a contenuti firmati da uomini e persone di ogni genere, purché gli argomenti vengano affrontati in una prospettiva che si interroga sulla condizione delle donne e dei soggetti diversi rispetto al maschio bianco benestante occidentale di mezza età, in piena salute fisica e mentale. Sono già diversi gli articoli che abbiamo ospitato in questo senso. E poi c’è il comitato editoriale, che oggi oltre a economiste include sociologhe, esperte di demografia, di politiche di genere e di comunicazione, che garantisce l’autorevolezza dei contenuti e contribuisce alla definizione della linea editoriale. Quello che arriva online, insomma, è il frutto di un grande lavoro collettivo, un processo che integra intelligenze diverse e a diversi livelli di conoscenza.

Digitale: femminile singolare

ParitĂ  di genere e digitale. Storie a confronto tra sfide e opportunitĂ 

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