Intervista a Barbara Santi, project manager di Agenda Digitale

Un dialogo con Barbara Santi, appassionata del tema gender gap in ambito digitale. Dal 2010 impegnata nelle politiche locali di innovazione tecnologica partecipata e inclusiva

Insieme a Barbara abbiamo scoperto origine, sviluppo e opportunità di Ragazze Digitali ER, il progetto di orientamento formativo per avvicinare le ragazze al mondo delle tecnologie promosso e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.

Qual è stata l'evoluzione di Ragazze Digitali ER?
Ragazze Digitali ER è un progetto realizzato nell’ambito delle attività di Data Valley Bene Comune, l’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna per il periodo 2020-2025 e prende forma da un'esperienza nata nel 2014 grazie all' Università di Modena e Reggio Emilia, con il supporto della Fondazione di Modena, insieme a European Women’s Management Development, associazione non-profit impegnata per favorire lo sviluppo professionale delle donne nel mondo del lavoro, e poi adottato dal Campus di Cesena dell’Università di Bologna.
La prima edizione di Ragazze Digitali ER nasce grazie alle risorse del Fondo Sociale Europeo, progettata e realizzata insieme a tutte le Università della Regione e ART-ER Scpa, società in-house nata per favorire la crescita sostenibile dell’Emilia-Romagna attraverso lo sviluppo dell’innovazione e della conoscenza.
Il successo e la buona riuscita della prima edizione ci ha convinto della bontà del progetto e della necessità di inserirlo in modo strutturale nell'azione di orientamento delle ragazze verso le materie STEM. Nel 2023 Ragazze Digitali ER si è ulteriormente ampliato coinvolgendo 7 enti di formazione del territorio.

Il progetto prevede “summer camp” gratuiti dedicati alla formazione di giovani ragazze. Come sono strutturati i programmi didattici? In quante hanno aderito al progetto?
I summer camp hanno una durata di 2-3 settimane e ogni anno partecipano circa 300 ragazze. Orientamento, formazione, project work e visite guidate sono i principali elementi comuni che caratterizzano i programmi didattici di ciascun camp. L’orientamento ha l’obiettivo di contrastare gli stereotipi di genere sulle materie STEAM offrendo una panoramica sulle opportunità formative universitarie e post diploma ITS. I percorsi formativi STEAM prevedono inoltre un’introduzione alle competenze digitali all’interno del framework DigComp 2.2 oltre a una formazione “learning by doing” che permette alle partecipanti di sviluppare i propri progetti digitali (APP, IA, videogiochi, IoT ecc…).

Come collaborate con le Università del territorio?
La collaborazione con le Università abbraccia molti ambiti. Le Università del territorio hanno collaborato alla progettazione, alla definizione dei contenuti didattici e scientifici del progetto con fini didattico/orientativi. Le Università sono infine impegnate nella valutazione continua del progetto e dei suoi risultati

Qual è il vostro rapporto con le aziende del settore? Sono attive delle partnership?
La Regione Emilia-Romagna ed ART-ER coordinano 11 Clust-ER, comunità strutturate che condividono idee, competenze, strumenti e risorse per sostenere la competitività del sistema produttivo regionale, con oltre 784 soci, che mettono in rete centri di ricerca, imprese ed enti di formazione insieme per condividere idee, competenze, strumenti e risorse. Queste realtà sono chiamate in gioco attraverso attività: visite in laboratori, seminari e testimonianze di imprenditrici, ricercatrici, dirigenti quali ambasciatrici attive nella riduzione del gap di genere nel mondo STEAM. Va segnalato come le aziende più innovative siano le prime a sponsorizzare azioni di orientamento verso le materie STEAM.

Possiamo dire che le aziende nel settore tecnico informatico digitale registrano difficoltà nel reperimento di risorse con competenze STEM?
Purtroppo possiamo e dobbiamo dirlo. Con l'aumento dell'applicazione delle tecnologie digitali in un'ampia gamma di settori economici c'è stata una rapida crescita della domanda di specialisti ICT, che in Italia nel 2022 rappresentano il 3,9% (4,6% in Europa) dell'occupazione per un totale di 900.000 occupati e sono cresciuti del 27% dal 2012 (in Europa quasi del 58%).
In Italia il 13% delle imprese impiega specialisti ICT (21% in Europa), percentuale che cresce al 75% se si considerano le grandi imprese (con più di 250 dipendenti) e quasi il 44% ha assunto o tentato di assumere specialisti ICT, ma non tutte riescono. Quasi un’impresa su 3 ha avuto difficoltà a coprire i posti vacanti.
Secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi da ANVUR, in Italia dei circa 73.000 laureati in materie STEM, le donne sono solo il 39%: un insieme di barriere, all’apparenza invisibili, di tipo sociale, culturale e psicologico pregiudicano il conseguimento di pari diritti e opportunità di progressione, avanzamento di carriera in ambito lavorativo.

Quanto sono importanti oggi le competenze digitali?
Pensiamo a quante volte al giorno abbiamo la necessità di usare strumenti tecnologici collegati ad Internet. Anche solo nella sfera pubblica, che è quella che conosco meglio, non avere oggi un set minimo di competenze digitali significa rischiare l’esclusione da una serie di benefici e possibilità. Purtroppo l’Italia registra un grave ritardo in termini di competenze digitali dei cittadini rispetto agli obiettivi europei: solo il 46% della popolazione ha competenze digitali di base, rispetto ad un obiettivo europeo pari all’80% per il 2030… siamo ancora lontani. Questa mancanza di competenze mina la nostra capacità di beneficiare delle opportunità digitali, di esercitare la nostra cittadinanza digitale e ha un impatto negativo sull'inclusività della nostra società.
In Italia, ma anche negli altri paesi europei, le competenze digitali sono caratterizzate da forti divari associati alle caratteristiche socio-culturali della popolazione. Nel 2021 il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia che ha usato internet negli ultimi 3 mesi ha competenze digitali almeno di base. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 41,9% tra i 55 - 59enni e attestarsi al 17,7% tra le persone di 65-74 anni. Questo livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 5,1 punti percentuali e che colpisce soprattutto le donne di età più matura, infatti la disparità di genere per le persone con più di 45 anni raggiunge i 9 punti percentuali a sfavore delle donne.

Come secondo te le differenze di genere sono acutizzate? E come il digitale può essere d’aiuto per le politiche di Diversity e Inclusion?
Il digitale sta trasformando paesi, comunità, economie e società. Contribuisce al miglioramento dell'inclusione finanziaria aumentando l'efficacia nell'erogazione dei servizi pubblici.
Le tecnologie digitali non sono neutre e hanno un potente effetto moltiplicatore, sia positivo che negativo.
L'intelligenza artificiale si sta diffondendo in modo esponenziale e, anche se non sembra, è fortemente intrecciata con la parità di genere: il machine learning utilizza una enorme quantità di dati per“insegnare” agli algoritmi ad individuare dei “pattern di comportamento”: questi dati riflettono una visione parziale e piena di pregiudizi della realtà, amplificano e perpetuano gli stereotipi di genere e le discriminazioni presenti nel mondo reale.
La raccolta e l’analisi dei dati non tengono sufficientemente conto dell’esperienza delle donne e raccontano invece un mondo solo a misura di uomo.
È necessario integrare la prospettiva di genere nella progettazione delle tecnologie emergenti per promuovere politiche che producano contesti educativi e lavorativi favorevoli per le donne nei settori scientifici.
Le tecnologie digitali possono essere usate come catalizzatore per un progresso più ampio e rapido verso ad esempio il raggiungimento degli SDG’s dell’Agenda 2030 .

Come le istituzioni dovrebbero impegnarsi concretamente per ridurre il divario di genere nel digitale?
Per far crescere le pari opportunità in ambito digitale è necessario che questa priorità sia inserita nelle strategie politiche di alto livello.
Nel contesto della nostra regione (Emilia-Romagna) la parità di genere è presente nelle linee di mandato e nei documenti strategici per l’uso dei fondi europei, questo consente di costruire modelli di intervento e azioni sostenibili nel tempo, replicabili in diversi territori per diversi anni e quindi scalabili su dimensioni più ampie. Le singole iniziative non sono sufficienti, è necessario impostare una visione di lungo periodo che inizia dalle scuole primarie, sostenendo la partecipazione delle bambine e delle ragazze agli studi tecnico-scientifici.

Quali saranno le novità del 2024?
L'edizione 2024 vedrà coinvolte un maggior numero di risorse e aumenterà la capillarità coinvolgendo aree interne e montane. I camp potranno arrivre a 52 ore di attività complessive per garantire alle future partecipanti la migliore qualità formativa ed esperienziale.

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